Santiago Roncagliolo
Recensioni

“La notte degli spilli” di Santiago Roncagliolo

13 min di lettura

Fa un caldo bestiale e concentrarsi nelle letture complesse è sempre più difficile. Per questo giugno bollente, ho deciso perciò di proporvi un libro che non definirei propriamente “letterario”, ma che mescola con grande maestria suspense e leggerezza, approfondimento psicologico e indagine sociale. È perfetto da leggere sotto l’ombrellone, ma non avrete alla fine l’impressione che sia stata una lettura vuota. Una giusta via di mezzo, insomma.

VI PIACERÀ SE

Se d’estate la vostra testa vi chiede più leggerezza e intrattenimento e cercate una lettura che vi tenga incollati alle pagine ma vi lasci comunque qualcosa. La notte degli spilli è a metà tra il romanzo di formazione e il thriller, ha una scrittura quasi cinematografica e un ritmo incalzante, dove i fatti degenerano pagina dopo pagina e non sappiamo più con quale dei protagonisti empatizzare. Mettetevi comodi e cercate di avere qualche ora libera perché vi avviso: questo è un romanzo da cui non riuscirete a staccarvi.

L’EDITORE

Keller editore è una casa editrice indipendente con sede a Rovereto, in Trentino. È stata fondata nel 2005 da Roberto Keller, che ancora la dirige, e si occupa di narrativa straniera proveniente in particolare dall’Europa centrale e orientale, ponendo particolare attenzione alle tematiche dei confini.

Negli anni, la proposta di Keller si è ampliata fino a includere opere anche da Spagna, Francia, Stati Uniti, Canada e, appunto, America Latina. Il filo conduttore di tutto il catalogo di questa casa editrice è costituito da “titoli che trasmettono idee forti, capaci di percorrere e comunicare, nei temi e nella scrittura, la complessità del mondo. Scritture e libri «obliqui» che portano con sé i mondi da cui provengono e in qualche modo li contaminano con il nostro, sanno coinvolgere e far riflettere senza allontanarsi dal piacere della narrazione”.

L’AUTORE

Santiago Roncagliolo è nato a Lima nel 1975 e vive a Barcellona dal 2000. Quando aveva due anni, la sua famiglia fu deportata in Messico dal governo militare, a causa dell’attività del padre, il sociologo e politico Rafael Roncagliolo. Al ritorno in Perù, Santiago frequentò il Colegio de la Inmaculada, lo stesso in cui è ambientato il romanzo La notte degli spilli.

Mescolando thriller, noir e umorismo nero, lo scrittore peruviano cerca di esplorare “il lato umano dei mostri”: scrive cioè romanzi in cui i vampiri, i licantropi e i fantasmi non vivono in un mondo paranormale ma nel cuore degli esseri umani e nella storia dei paesi.

I suoi otto romanzi sono stati tradotti in venti lingue e Abril rojo (in italiano I delitti della settimana santa, edito da Garzanti con la traduzione di Irina Matilde Bajini) ha vinto nel 2006 il Premio Alfaguara (e lui è stato il più giovane autore a vincerlo a soli trent’anni), e la traduzione in inglese dello stesso ha ottenuto in UK nel 2011 un premio ancora più prestigioso: l’Independent Foreign Fiction Prize. La pena máxima e Pudore (il suo romanzo d’esordio, pubblicato sempre da Garzanti) hanno avuto anche una trasposizione cinematografica.

LA TRAMA

Tutto ha inizio una fatidica notte, con uno di quei classici momenti in cui ci si rende conto che sarebbe meglio fermarsi prima di compromettere tutto per sempre, ma alla fine si va avanti verso l’inevitabile catastrofe. Perché qui il testosterone, la ribellione, il disagio dell’adolescenza, la voglia di dimostrare al mondo di non essere dei disadattati sono gli ingranaggi che, come se fossimo su un treno velocissimo e fuori controllo, conducono tutto verso un disastro annunciato.

È un romanzo di e sull’adolescenza, quel momento scivoloso dell’esistenza fatto di ossessione per il sesso e desiderio di sentirsi eroi, voglia di strafare e di scavalcare la linea di confine verso l’età adulta con la tipica incoscienza e incapacità di conoscere i propri limiti.

Siamo a Lima nel 1992. I protagonisti sono Moco, Beto, Manu e Carlos e sin dall’inizio sono perfettamente riconoscibili per il modo di parlare, l’atteggiamento e i pensieri. Il loro punto di vista in prima persona si alterna di capitolo in capitolo, e impariamo così a conoscerli ed empatizziamo (o no) con loro.

Moco è un ragazzo ossessionato dal sesso, vive con un padre alcolizzato e assente dopo la morte della madre. Beto è intelligente e ama leggere, è troppo sensibile rispetto agli altri e comincia con terrore a scoprire la sua omosessualità. Manu è il classico adolescente frutto della cultura machista, ha un padre militare ed è affascinato dalle armi. Infine Carlos è quello in apparenza più razionale e l’unico che ha una ragazza.

I quattro protagonisti frequentano una scuola religiosa maschile retta dai gesuiti, situata in un quartiere residenziale che è una specie di isola protetta dal resto dei quartieri poveri di Lima. La scuola è un mondo asfissiante, dove gli insegnanti gestiscono i ragazzi (solo maschi) con una disciplina e un rigore quasi militareschi. Manu, Beto, Moco e Carlos diventano amici in maniera implicita, accomunati dall’appartenere a famiglie disfunzionali ed essere a scuola degli emarginati spesso vittime dei bulli.

Per loro, la scuola è un luogo di repressione e frustrazione, dove vengono inculcati dei principi educativi rigidi e ben lontani dalle loro inquietudini e bisogni.

Nella Lima del 1992 sapevamo poco della vita. E la vita sapeva poco di noi. […] Nell’istituto maschile La Inmaculada, pascolati dai sacerdoti gesuiti, eravamo circa duemila aspiranti inseminatori stipati come in una gigantesca pentola a pressione piena di ormoni. Disponevamo di un territorio immenso, con campo da calcio e pista di atletica, che includeva nel suo perimetro metà del colle di Monterrico. Però al di là del muro che delimitava quell’universo, non conoscevamo quasi niente.

Era pericoloso allontanarsi troppo dal quartiere. Potevi essere sorpreso da un blackout. O una retata. O una bomba. Le attività sicure erano gli sport a scuola e la televisione a casa. La maggior parte di noi non era nemmeno capace di trovare avenida Javier Prado su una mappa. Internet non esisteva. Il nostro unico tema ricorrente era la cosa che ci pendeva tra le gambe. Anche quando non ne parlavamo, tutto andava a parare lì.1

Altra cosa che accomuna i protagonisti è l’odio profondo per un’insegnante in particolare: la famigerata signorina Pringlin, che rappresenta alla perfezione la rigidità dell’istituto e il clima di repressione di un paese sempre più instabile e insicuro. La signorina Pringlin è fredda e autoritaria, incapace di dimostrare empatia nei confronti dei ragazzi e, al contrario, si sente quasi investita del compito divino di raddrizzarli. Le sue punizioni sono sempre più sadiche, fino al punto in cui si arriva a uno scontro aperto e l’insegnante pretende incontrare i genitori di ognuno di loro.

Quella è la miccia che fa detonare la vendetta: i quattro, capitanati da Manu che si autoattribuisce il ruolo di capo, decidono di punire la signorina Pringlin con un’azione dimostrativa. All’inizio, l’intenzione è quella di imbrattare la sua macchina disegnandoci sopra dei peni (la signorina Pringlin a lezione li aveva avvertiti sui rischi della sifilide insistendo su quanto il sesso fosse qualcosa di disgustoso e da evitare) e rompere qualche mobile. Le cose, però, non vanno come pianificato perché vengono beccati, e qui cominciano i guai.

La donna li ha riconosciuti, Manu è armato, e quindi il piano diventa prenderla in ostaggio. La situazione richiederebbe nervi saldi e cinismo e i ragazzi fingono di averli ma la signorina Pringlin, che conosce bene le loro storie famigliari e le loro debolezze, inizia a manipolarli.

La pressione emotiva e le inevitabili ripercussioni di questa scelta sulle loro vite fanno esplodere dei contrasti tra di loro e il loro sodalizio, basato sulla ribellione e il desiderio di vendetta più che su una vera amicizia, si allenta e genera un continuo cambio di ruoli nella gestione della situazione, fino al climax finale.

L’abilità di Santiago Roncagliolo sta nel tenere insieme tutto: la tensione che tiene il lettore incollato alla pagina, e al tempo stesso il quadro socio-politico e la crisi adolescenziale dei protagonisti, rappresentati nel momento stesso in cui varcano la difficile soglia dell’età adulta in un mondo che non comprendono e che non li comprende. Il tutto con uno stile fluido e godibilissimo, dove non manca una buona dose di ironia e umorismo proveniente dalle voci degli stessi ragazzi, le cui versioni si alternano di capitolo in capitolo e creano a volte delle discrepanze che ci fanno dubitare di tutto.

Altro elemento che crea suspense è il fatto che i protagonisti raccontano queste vicende vent’anni dopo, quando sono già adulti, e quasi controvoglia, come se non volessero ricordare quel brutale rito di iniziazione che hanno vissuto, il momento in cui hanno perso per sempre l’innocenza. E la domanda che sorge spontanea è: avranno pagato le conseguenze delle loro azioni?

La notte degli spilli è il ritratto di una generazione confusa e spaesata a cui la vendetta sfugge di mano (e in questo risuona l’eco di Il signore delle mosche di William Golding, uno dei primi romanzi a dimostrare la crudeltà che si cela nell’infanzia), ed è anche un’istantanea di un Perù spaventoso, segnato dalla guerra civile, dai blackout e dalle bombe dei terroristi di Sendero Luminoso.

UN PO’ DI CONTESTO STORICO

Uno dei difetti del romanzo forse è quello di dare per scontato il contesto storico, descritto con pochissimi accenni. Intanto, il titolo: gli spilli alludono a una frase detta da Manu in una sorta di arringa pronunciata davanti agli altri tre per convincerli ad attuare il piano:

Dello spillo che ho buttato in terra prima, tutti si dimenticheranno. Resterà nell’oblio in eterno. La sua esistenza sarà stata completamente inutile. Però ti ricorderai sempre di quello che ti ha punto il braccio, anche solo per il dolore. Noi siamo come gli spilli: scolari di merda, persi in mezzo ad altre migliaia di scolari di merda. Allora, quale dei due vogliamo essere? Il primo o il secondo?

Sprofonderemo nella sabbia senza lasciare tracce, o lasceremo un’impronta del nostro passaggio?2

Il titolo evocativo e un po’ inquietante del romanzo deriva dalla famigerata “Notte delle matite”, uno degli episodi più tragici della dittatura argentina, in cui i militari catturarono e fecero poi sparire circa 30.000 presunti “sovversivi”. La “Notte delle matite” era il nome in codice di un’operazione militare clandestina che aveva l’obiettivo di identificare ed eliminare i leader del ramo studentesco del “peronismo rivoluzionario” nel 1976. Una vera e propria tacita guerra civile.

Abimael Guzmán

Anche in Perù, tra gli anni 1980 e 1992 ci fu una guerra civile non dichiarata esplicitamente che fece circa 70.000 morti. Sendero Luminoso fu un movimento rivoluzionario maoista che nacque alla fine degli anni ’60 fondato da Abimael Guzmán, un ex professore di filosofia. il gruppo nacque dalla scissione del partito comunista peruviano e si diffuse rapidamente tra la popolazione e gli studenti universitari, iniziando una lotta contro la disuguaglianza e la povertà: il Perù in quel momento si trovava in condizioni economiche disastrose, dovute all’iperinflazione e alla svalutazione monetaria.

Sendero Luminoso aveva come obiettivo dichiarato quello di destabilizzare e poi rovesciare il governo peruviano attraverso la violenza, instaurando una nuova società proletaria e rivoluzionaria. Col tempo, il movimento si militarizzò sempre di più e diventò una vera e propria setta: Abimael Guzman era il leader massimo e indiscusso e non ammetteva critiche.

Essere senderista implicava rinunciare a tutto e accettare la sottomissione assoluta alla dottrina e alla gerarchia. I militanti erano convinti della loro superiorità morale e intellettuale e non ammettevano dubbi o esitazioni. Nel romanzo di Santiago Roncagliolo si citano spesso episodi di blackout, soprattutto durante il Natale o il capodanno: questi blackout erano causati proprio dai senderisti, era una prova di forza per dimostrare che potevano mettere in crisi il sistema quando volevano.

L’attentato di calle Tarata.

E non solo: nel corso degli anni, l’organizzazione si distinse per la sua brutalità attraverso omicidi di massa di chiunque fosse sospettato di collaborare con il governo e attentati a infrastrutture, come quello del 16 luglio 1992 citato nel romanzo: un’autobomba esplose nella calle Tarata, in un quartiere benestante, facendo 25 morti e 250 feriti.

In questo scenario di crescente violenza, entrò in scena Alberto Fujimori, un politico di origine giapponese che aveva avuto fino a quel momento un profilo molto basso (era un tecnico agricolo), ma nel 1990 divenne presidente del Perù grazie alla sua promessa di combattere il terrorismo.

Fujimori adottò misure drastiche, tra cui l’uso massiccio delle forze armate per combattere i gruppi armati, tuttavia anche lui si macchiò di gravi abusi dei diritti umani, come torture e uccisione di sospetti alleati dei ribelli che si rivelavano poi innocenti.

Alberto Fujimori.

Questo suo approccio autoritario lo rese popolare tra molti settori della popolazione ma creò anche profonde divisioni nel paese. Oggi Fujimori, morto nel 2024, viene ricordato infatti come un dittatore a tutti gli effetti.

Il punto culminante della lotta fu l’arresto di Abimael Guzmán nel 1992, che segnò un duro colpo per Sendero Luminoso, che da quel momento cominciò il suo declino. Abimael Guzmán fu catturato in una lussuosa villa di Lima grazie alla traccia delle medicine contro la psoriasi che lasciava nella spazzatura. Fu condannato all’ergastolo e morì nel 2021 a 86 anni.

PER APPROFONDIRE

Qui trovate una presentazione del romanzo che si è tenuta nel 2016 nella celebre Casa de América, il centro della cultura latinoamericana a Madrid. Santiago Roncagliolo dialoga con la giornalista spagnola Berna González Harbour.

Qui invece vi lascio il link al podcast “Tutta un’altra storia” per saperne di più su Sendero Luminoso e il terrorismo in Perù.


Spero che questa puntata vi sia piaciuta e vi ringrazio tanto per avere letto fino a qui! Vi ricordo che potete anche seguirmi su Substack, dove ogni mese esce una nuova puntata della newsletter Sudestada. Mi trovate anche su Instagram, dove pubblico contenuti ogni settimana e vi racconto curiosità, personaggi letterari e recensioni di libri.

Novità! a giugno è uscito su Spotify anche il mio podcast Fuori dal gioco, che rende omaggio ai silenti paladini dell’anticonformismo. Scrittori e scrittrici latinoamericani che si sono opposti a dittature, o che hanno deciso di stare “fuori dal gioco” e fregarsene delle regole imposte dalla società.

Scrivetemi se vi va a hola@claveldelaire.it per consigli, suggerimenti per le prossime puntate, tutto quello che vi passa per la testa!

Un abbraccio, cercate di riposare e resistere al caldo! Qui a Milano è davvero insopportabile. Noi ci risentiamo qui sul blog a fine luglio e poi Clavel del aire si ferma fino a settembre. Buona estate a tuttə!

  1. La notte degli spilli di Santiago Roncagliolo, Keller editore, Rovereto, 2020. Traduzione di Angela Lorenzini. Citazione a pag. 19. ↩︎
  2. La notte degli spilli di Santiago Roncagliolo, Keller editore, Rovereto, 2020. Traduzione di Angela Lorenzini. Citazione alle pagg. 170-171 ↩︎

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